1)Il testo di “Welcome To After Life” è in ebraico, la prima parte si tratta di un antico canto rituale, la seconda è un verso del Salmo 23, attribuito a Re David (a cui è ispirata anche la canzone Gam Gam, celebre inno in memoria dell’olocausto). Perché avete scelto proprio questi passi?

Stellerranti: Perché fanno esplicitamente riferimento alla Valle della Morte, vista come un luogo spaventoso. Questo testo sembra davvero avvertire di quel che andremo a trovare nel mondo di N.D.E. Forte è il senso dell’attraversamento, ci è sembrato una intro perfetta per il viaggio allucinato di Marco.

2)Quali strumenti sono stati usati per la creazione della musica di “Welcome To After Life”?

Marco Germani: Per lo più librerie di suoni della Native Instrument (il pacchetto Komplete) sopratutto per gli archi finali e per la drum machine, una chitarra elettrica con molto delay suonata con un E-Bow (un archetto elettronico) nella prima parte e con un delay a tempo nella seconda, delle librerie particolari per i canti Gregoriani, Omnisphere (che è una libreria dedicata alle sonorità sintetiche) ed il violoncello di Pier, le voci sono in realtà sono parecchio naturali e Cinzia si è doppiata usando vari registri e armonizzandosi.

3)Il video di “Welcome To After Life” mostra una sorta di incubo, di coma, di visione del tunnel che porta verso una dimensione ignota. E’ cosi che voi concepite l’esperienza di pre-morte. Avete letto qualche testo a riguardo?

Marco Germani: Per quanto mi riguarda non ho letto molto di scientifico, ma sono un amante dei film sci-fi: ad esempio Linea Mortale di Joel Schumacher, ma anche romanzi come Ubik di P.K. Dick sono buone fonti di ispirazione, la stessa Divina Commedia che viene citata da Pier nella traccia n. 9 dell’album potrebbe essere pensata come un’esperienza di pre-morte, mi sono lasciato trasportare dalla fantasia più che dalla scienza, ma mi piacerebbe conoscere qualcuno che ha provato questa esperienza e fargli ascoltare l’album per un parere.

Stellerranti: Sì, ma a un livello più intuitivo, direi che la suggestione forte viene dai racconti evangelici sulla morte e resurrezione di Lazzaro, il suo silenzio smarrito nell’attimo del ritorno, ha una tensione enigmatica e poetica straordinaria. Quello dell’esperienza pre morte è un tema che oggi intriga molto, su Netflix di recente hanno trasmesso la serie TV “The OA”, davvero inquietante e, come il concept di Marco, capace di suscitare riflessioni interessanti

Elisa Collimedaglia (Visual Artist): Non ho letto testi a riguardo, è un’idea legata a una concezione spaventosa della morte e a incubi, c’è anche come sempre un’ispirazione data dal cinema, da classici horror in cui ciò che non si vedeva era spesso più inquietante di ciò che si vedeva. Il volto fantasmagorico che appare dal buio è un rimando personale all’esorcista, l’immagine che ricorre con la stoffa nera che ondeggia e lascia intravedere la luce è un collegamento fantasioso alle bende di lino delle mummie. In generale la forte contrapposizione tra luce e buio è anch’essa ispirata al cinema delle origini (Nosferatu ad esempio). La passione per il vecchio cinema e rimandi all’Egitto sono presenti anche nei primi due video, per dare un senso di continuità pur nella scelta di brani differenti e in punti diversi di quello che è un concept-album. Questo videoclip è interamente realizzato con effetti fatti in maniera “artigianale” in una stanza buia, usando solo una luce, molto semplice ed efficace.

4)Con “Welcome To After Life” si stuzzica di certo interesse nell’ascoltatore. Le tenebre e l’oblio hanno riscosso sempre tanto fascino. Secondo voi perché?

Marco Germani: Perché tutto ciò che non fa parte del mondo percettibile affascina e terrorizza come anche i sogni, l’intero concept album potrebbe essere un incubo che simula la morte.

Stellerranti: Il mistero e la notte sono da sempre irrinunciabili per la tribù umana, la fiaba è come un fuoco nella notte, attorno a cui raccogliersi e condividere sentimenti ancestrali, provare paura, e insieme speranza. Oggi più che mai.

5)Nel futuro ci saranno altre collaborazioni tra Marco Germani e Stellerranti?

Marco Germani: Certamente! Siamo molto compatibili perché nei nostri generi siamo degli “sperimentatori”, l’unione del metal, dell’elettronica, della musica popolare e classica non può che produrre qualcosa che ci rappresenti.

Stellerranti: Avere a che fare con Marco è sempre una faccenda di creatività e di libertà straordinarie, quindi non è possibile non avere progetti con lui. Avremmo in mente un nuovo EP, ambientato, come i tre precedenti, in un cabaret immaginario, ispirato a quello berlinese del ventesimo secolo, quello del cult con Liza Minelli per intenderci, una Wunder Kamera in cui infilare storie, melodie e intrecci di ogni genere. Stiamo anche lavorando alle musiche di un giovane compositore Samuele Zardo, un po’ alla Danny Elfman, il musicista di Tim Burton, ci piacerebbe farne un cd notturno e magico dedicato alla luna. L’apporto di Marco, sia con i suoi assoli di chitarra, sia con il suo gusto, il suo polso per le sonorità d’impatto internazionale e le sue conoscenze tecnologiche sono per noi fondamentali.