Difficile dare una connotazione precisa all’album di Alex per quanto riguarda un genere, potremmo definirlo un album elettronico con interessanti interventi chitarristici, ma avrebbe poco senso a livello promozionale, quindi potrei fare dei paragoni a livello di ispirazioni e personalmente ci sento molta pop dance anni ottanta: pur in una forma e con sonorità moderne Duran Duran, Depeche Mode, Peter Gabriel, Phil Collins, che penso siano presenti nella discografia preferita dell’artista.

L’utilizzo di bass sinth e arpeggiatori ci porta a quel sound che si è poi evoluto nella dance ’90 ed è in seguito scomparso all’inizio del nuovo millennio e riapparso negli ultimi anni nel pop e nella dance, per arricchire e riportare in auge sonorità care agli appassionati.

Il drum set è sempre di matrice digitale ma editato con cura certosina e le chitarre distorte molto mediose (forse una Stratocaster?) offrono il giusto contrasto al sound tastieristico alla Trent Reznor di “The Downward Spiral”. Ottima scelta anche quella di spezzare con qualche brano strumentale e di non esagerare con la lunghezza dell’album, per questo motivo mi piacerebbe molto vederne una versione in vinile 180 grammi.

Ottima produzione per un album che ci ricorda molto del passato, ma è coerente con della buona musica da ascoltare nel presente.

A cura di Marco Germani

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