Ci sono certi dischi per i quali basta un (secondo) ascolto approfondito e si ha subito pronta una valutazione complessiva in testa, pronta per essere messa per iscritto. Altri lavori invece sono più criptici, bisogna andare più a fondo. La musica certe volte si fa portatrice di un messaggio denso di significato, racconta una storia che vale la pena approfondire, perché spesso – si sa – per comprendere ed apprezzare appieno l’arte, bisogna conoscere il background dell’autore.

Stiamo parlando di Christian Thomas Castorina, che nel 2010 fonda il progetto Blinded By Yellow Sunbeams, percorso terapeutico/musicale che ha dato luce a quattro pubblicazioni: un vero e proprio sentiero verso un più alto livello spirituale.

Oggi tratteremo nel dettaglio la quarta ed ultima fatica di Castorina, intitolata The Heart Denied, auto-prodotto e pubblicato il 17 settembre; un album in cui la componente elettronica dell’industrial si fa sentire prepotente, pur lasciando libertà ad idee melodiche e pezzi più morbidi di raffreddare l’ascolto, in una dicotomia sicuramente apprezzabile.

L’album si apre con 2Sec4You, una traccia introduttiva strumentale in cui sono a malapena udibili delle voci estremamente filtrate, che lasciano il posto a melodie di archi che alzano sicuramente l’asticella del pathos e delle aspettative ad un certo livello. Risoluzione del pathos è senz’altro la seconda traccia del disco, Negative; un pezzo aggressivo in cui è assai evidente la componente industrial metal del disco. La voce anche in questo caso è molto filtrata, e all’ingresso delle chitarre il sentore di Rammstein diventa una solida realtà, anche se il pezzo mantiene comunque una propria identità, soprattutto per la voce, incredibilmente aggressiva e sofferta.

Il ritmo si raffredda subito, forse in maniera un po’ brusca ed inaspettata, con l’arrivo della terza traccia: The Heart Denied. Come dovrebbe fare una title track di tutto rispetto, il pezzo è un vero manifesto del disco e del progetto in sé. In questo pezzo, come in altri del disco, vediamo la partecipazione di Valentina Munaro alla voce, un vero raggio di sole in un oceano di soffocante industrial: “I’d like to be able to feel love again / to set my spirit free from pain”, una frase che si fa colonna portante di un album ed in particolare di un pezzo, le cui sonorità spaziano dall’alternative rock al pop. Unusual System Breakdown ci riporta alle sonorità oscure assaggiate in Negative, che qui ricordano anche i Nine Inch Nails. Degno di nota è senz’altro il lavoro svolto dalla componente solistica del brano (in particolare le chitarre), che ci trascinano in un oblio di macabra sofferenza, quasi come sul set di un film horror.

I Have No ID raffredda nuovamente l’aria, resa irrespirabile dalla traccia precedente. Interessanti le scelte melodiche della voce lead ed il concept del brano: la ricerca di una propria identità. “Let me be what I want and give me back all my dreams”, riecheggiano parole di speranza che si intrecciano in un brano tutto sommato apprezzabile.

M.I.T.M.A. ci trasporta di nuovo di peso verso sonorità claustrofobiche, ossessive, sofferte. La sensazione di trovarsi su un set cinematografico torna, forse per la cadenza del pezzo o per la scelta dei suoni, stavolta più particolari ed esotici, in particolare per l’intro del pezzo. Con Ctrl+Alt+Del, brano dalle tinte cupe, nonostante la presenza della voce femminile, si chiude The Heart Denied, con la sensazione di aver assistito ad una battaglia che aleggia in un individuo, ma che è insita in ognuno di noi.

La dicotomia tra speranza e claustrofobia è alla base di un concept che si lascia scoprire con piacere attraverso un percorso musicale di tutto rispetto, in cui spiccano senz’altro una forte identità ed una particolare cura in fase compositiva. La scelta dell’ordine dei brani può risultare atipica (alternanza forse troppo brusca di brani aggressivi e pezzi estremamente calmi) e potrebbe non piacere, ma –una volta scoperto il concept del disco- tutto torna. La produzione infine non è delle migliori, ma ciò non impedisce a The Heart Denied di essere un prodotto assolutamente godibile.

Voto: 7

Recensione a cura di Davide Scognamiglio