Benvenuti. Presentatevi e parlateci del vostro progetto musicale…

Siamo Mario Assennato (chitarra e voce) e Andrea Bartolini (basso e voce). Sostanzialmente la band siamo noi due che ci conosciamo dal 1983 e abbiamo suonato insieme tantissimo e in molti progetti, prevalentemente di musica originale e praticamente sempre rock / hard rock / metal, scrivendo canzoni in inglese e in italiano. Il batterista Massimo D’Amico, con i Blue Drama fin dall’inizio (2017) e che ha suonato tutti i brani del nostro album, ha lasciato la band per motivi personali intorno ai primi di dicembre 2021. Abbiamo adesso un nuovo batterista che per nostra fortuna si è ben integrato fin dalla prima prova e che ha riportato entusiasmo nel gruppo. Si chiama Marco Casalini e anche lui è di Firenze come noi. Il progetto dei Blue Drama è nato dalla volontà reciproca di riprendere un vecchio “discorso” lasciato a metà ad inizio anni 90, quando abbiamo sciolto, nostro malgrado, la nostra prima band che si chiamava Machine Messiah. Abbiamo deciso di tornare a scrivere canzoni rock, come piace a noi, in modo spontaneo e disinteressato. Abbiamo deciso di farlo con testi in italiano per esprimerci nel migliore dei modi. Abbiamo optato per un power trio perché ci piaceva l’idea di una band semplice, sincera e concreta, sotto tutti gli aspetti.

Avete pubblicato l’album “La giostra”. Di cosa parlano le canzoni?

Parlano di noi, della nostra vita, delle nostre emozioni e delle nostre esperienze. Non c’è nessun filo conduttore tra i pezzi dell’album, sono nati spontaneamente e senza riferimenti particolari.

Fabrizio Simoncioni. Come è stato collaborare con lui?

Fabrizio lo conoscevamo di fama, ha una gran bel curriculum e ha prodotto dischi di grande successo per nomi importanti come Litfiba, Ligabue, Negrita, Carmen Consoli, Gianluca Grignani e molti altri. Abbiamo scoperto che molti anni fa lo abbiamo conosciuto allo studio Al Capone di Arezzo, parlandone abbiamo collegato questa cosa.Fabrizio ci ha fatto sentire a casa. Fin dal primo approccio abbiamo capito di avere a che fare con uno che conosce il suo mestiere e che rispetta tutti i musicisti per ciò che sono e per quello che fanno. Abbiamo registrato tutto nel massimo confort e nella massima professionalità, grazie anche al suo assistente Matteo “Zola” Niccolai.

“Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco. Perché avete scelto proprio questa canzone?

Mi sono innamorato di te è una delle tante belle canzoni che fin da bambini ascoltavamo alla radio. La musica italiana ha poca attinenza con il rock, ma sono stati scritti tantissimi capolavori, soprattutto negli anni 60 e 70. Abbiamo pensato di omaggiare Luigi Tenco, musicista tanto talentuoso quanto sfortunato, con una versione rock della sua splendida canzone d’amore, anche per dimostrare che una bella canzone resta tale anche se eseguita con un groove decisamente più energico.

Quale è la vostra massima ambizione come artisti?

Noi non abbiamo particolari ambizioni artistiche, prendiamo tutto il buono di quello che riusciamo a creare e ne facciamo tesoro, a prescindere dai consensi che otteniamo. Abbiamo tanta passione, da sempre. Suoniamo da circa 40 anni, noi due abbiamo suonato spesso insieme in progetti di musica originale e anche separatamente in progetti di cover e tributi, ma con un unico comune denominatore: la passione per la musica e per il suonare, soprattutto dal vivo.

Quale messaggio o messaggi volete trasmettere con la vostra musica?

Nessun messaggio, soltanto le nostre emozioni e le nostre riflessioni. Riteniamo che sia più giusto esprimere con la musica i propri sentimenti, non veri e propri messaggi che alla fine possono essere tanto giusti quanto sbagliati. Non ci sono discriminazioni nei nostri testi, di nessuna natura.
Nessun messaggio politico quindi, ne religioso, sessuale o razzista.

Come valutate la situazione musicale indipendente in Italia?

Ci sono molti artisti ed è difficile fare una valutazione. Le possibilità di farsi notare sono molto ridotte, i canali sono sempre gli stessi, la TV con i propri talent, le radio network con i propri canali privati e così via. Non ci sono più i “cacciatori di talenti” che c’erano una volta, quelli che andavano a vedere le band suonare dal vivo, a cercare nel profondo underground chi aveva le carte in regola per emergere. E’ tutto preconfezionato, è così da molto tempo, almeno questa è la sensazione che abbiamo noi che non siamo certamente di primo pelo…

Studio, talento e tecnica. Come si devono intrecciare in una band?

A nostro avviso non esiste una ricetta perfetta. Sicuramente servono tutte e tre per essere valido, ma se studio e tecnica possono essere alla portata di tutti, il talento no. Il talento ce l’hai o non ce l’hai.

Come scrivete solitamente i testi delle vostre canzoni?

Dipende dal modo in cui ci viene l’ispirazione. Capita di avere un idea in merito a un tema, un argomento, una storia da raccontare… e poi ci mettiamo la musica sopra che riteniamo adatta, un po’ come un vestito su misura. Oppure il contrario, abbiamo in mente un riff. Un tema musicale, un ritornello… e in base all’atmosfera che ci ispira pensiamo a cosa può raccontare quella musica.

Secondo voi, qual è la cosa più importante nello scrivere una canzone ?

La scrittura non deve mai essere “forzata”. A volte nasce di getto e di solito sono le cose migliori. Altre volte invece non riusciamo a trovare il modo di risolvere un ritornello oppure una struttura, ci troviamo davanti un “muro” da scavalcare ed è difficile riuscirci subito. Bisogna saper aspettare che ci venga l’idea migliore senza insistere.

Avete mai paura di rivelare aspetti della vostra vita personale a estranei attraverso la vostra musica?

Sinceramente no, non pensiamo che sia una questione di paura quanto casomai di riservatezza.
Spesso le canzoni in generale trattano argomenti senza riferimenti espliciti all’autore, magari il riferimento c’è ma indiretto. Dipende dalle intenzioni di chi scrive e dove vuole arrivare. Anche in questo caso non seguiamo una linea precisa, è tutto molto spontaneo anche perché non abbiamo un secondo fine, a noi interessa essere onesti con noi stessi, il resto non conta per noi.

Lasciateci con un vostro motto….

Citiamo un verso di una canzone di Andrea ancora inedita, non inclusa nell’album:

“In un mondo parallelo… tu e io andiamo via
con la testa e con il cuore… dietro a una batteria”