Cose da Fare è una ventata di aria fresca nell’arido deserto dell’attuale proposta musicale, un album vecchia maniera dove si capiscono le parole e i testi esprimono concetti semplici pur essendo profondi e autobiografici, in un momento dove la musica italiana propone ragazzini autotunati che bofonchiano stereotipi che non gli appartengono e tormentoni estivi amorosi con ragazzine sexy ma stonatine.

Sentire un cantautore che ricorda Guccini, Paolo Conte, Dalla, De Gregori e Gino Paoli, abile a mescolare sapientemente sonorità folk, pop, jazz e unplugged, che possiede una timbrica alla Tom Waits, circondato da bravissimi musicisti e capace di farti gustare strumenti inusuali come contrabasso, vibrafono, sax baritono ci riporta agli anni ’90, quando in ogni cooperativa, sagra e festa di paese si potevano ascoltare talenti locali accompagnati da bravi strumentisti e bere una birra in compagnia senza essere distratti da uno smartphone, parlando di sport e politica.

Nella sua opera rivedo quei momenti piacevoli che ho passato ad ammirare chi faceva un genere molto lontano dal mio, “vedi come passa il tempo” è esattamente un inno alla nostalgia del passato che molto ci ha dato ma resta solo un ricordo lontano, nella mia testa riecheggiano il blues e il jazz che Pino Daniele, i Ladri di biciclette e Alex Britti hanno saputo portare al mainstream, poi offuscati dall’indie, a sua volta poi sorpassato dalla trap.

Bravo Paolo che mi stimoli l’amarcord con una produzione egregia e degna di una major! Il tuo album lo vorrei avere in mano nella sua forma vinilica e cartacea da toccare e annusare al posto di un freddo file digitale in streaming, da ascoltare con un buon bicchiere di Lambrusco e ammettere che questo music business moderno non mi piace più, non perché sono diventato un boomer, ma perché amo la musica che viene dal profondo dell’anima e dall’esperienza.

A cura di Marco Germani.

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