La musica di Dedalos rimanda molto alla musica ambient degli anni 90 (Enigma, Aphex Twin, Peter Gabriel) e molti altri che hanno fatto dei sintetizzatori il proprio marchio di fabbrica.

Chiaramente i tempi sono cambiati (come le sonorità) e il titolo dell’album “Funeral” (secondo di una trilogia) ci porta già a comprendere che gli arrangiamenti sono molto più cupi e immersivi. Se ai tempi bastava sintetizzare qualche coro di un monaco, oggi bisogna lavorare di più su pad e suoni di contorno ponendoli nell’immagine stereofonica con maggiore profondità.

E’ questa l’idea che l’artista propone facendoci viaggiare per circa 42 minuti in un mondo onirico fatto di temi che una volta proposti sparisco e poi ritornano, si sviluppano come in un brano sinfonico ma molto più lentamente, ci avvolgono come il raso in una bara funebre e ci cullano come una barca che ondeggia su un mare di pad eterei.

Il prodotto non risulta mai noioso poiché l’autore (e arrangiatore) è abile ad utilizzare forme e strutture differenti più o meno a BPM simili. Resto colpito dalla sintesi dei suoni che rimandano molto al passato pur donandoci qualcosa di nuovo, più profondo e viscerale.

Ottimo il mix e il master, essendo la durata perfetta mi auguro si produca anche il vinile che suonerebbe bene in casa con luci soffuse ed un buon vino rosso.

A cura di Marco Germani.

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