-The Detevilus Project è un one man band. Cosa ti ha portato a scegliere di lavorare da solo?

La totale libertà creativa. In una band, e non lo dico in modo negativo, si hanno sempre dei freni, ci sono più teste da mettere d’accordo con gusti e idee più o meno differenti. Ero semplicemente arrivato ad un punto in cui sentivo di aver bisogno di poter esprimente me stesso liberamente.

-Da quanto tempo il progetto è attivo?

È nato 10 anni fa, ma ho avuto modo di dargli ufficialmente vita a inizio 2019.

-Quali sono le tue maggiori influenze musicali?

Sicuramente Devin Townsend, Gojira, Death, Periphery e ultimamente Haken.

-Essendo un progetto solista sai suonare molti strumenti, ma ce n’è uno con il quale hai un legame particolare? Se si spiega perché…

La chitarra, è stato il mio primo amore ed è lo strumento intorno a cui costruisco le mie composizioni.

-Quali sono i principali temi trattati nell’album? Cosa ti ha ispirato la composizione di questo disco?

Nell’album espongo la tristezza e la frustrazione che provavo quando non riuscivo più a comporre per il gruppo che avevo prima di intraprendere questo progetto, una sensazione nuova per me, come se non fossi più quello che ero (The Mirror Within), la decisone di andare avanti da solo e la mia rinascita musicale (Reborn), la voglia di non mollare mai di fronte alle avversità e di mettermi in gioco (Warrior e Only One), l’amore per la musica e per la persona più importante della mia vita (Delirium) e la salvaguardia del nostro pianeta, un tema per me molto importante (Forgive Us). Il disco è nato dalla voglia di mettere insieme tutto questo in un’unica opera.

-Come mai la scelta dell’auto-produzione su tutto?

Perché sono povero ahahah! A parte gli scherzi, principalmente per imparare qualcosa di nuovo come mixaggio e mastering, cercando di migliorare e di sperimentare.

-Le canzoni hanno molte sfaccettature provenienti da generi diversi, nel complesso come definiresti il genere del tuo progetto musicale?

Detevilus Metal, ahahah!! In realtà non saprei proprio come definirmi, di solito dico che faccio un misto tra death e prog metal, con qualche contaminazione djent qua e là. Ma in futuro voglio provare a mischiare anche altri elemtenti, quindi lascio a voi la scelta.

-In cosa differisce “Reborn” rispetto ai vecchi tuoi lavori?

Il fatto che tutto quello che potete sentire in questo album è frutto esclusivamente della mia testa.

-Cosa ci vuole comunicare il titolo “Reborn”? Fa riferimento ad una tua esperienza?

“Reborn” è un riferimento a come è nato il progetto, dalla sensazione di essere in “catene” per i limiti imposti da una band, come ho risposto per la prima domanda. È un rimettersi in gioco, una rinascita appunto. Grazie al Detevilus Project ho preso a pieno consapevolezza di come voglio essere come musicista e questo album, essendo il primo che produco, rappresenta la mia “rinascita” musicale, da qui il titolo.

-Mi ha colpito molto il pezzo “Dark Vibes”. Parlaci di cosa ti ha ispirato per la sua composizione…

In realtà nulla di particolare, le note sono fluite da sole. Ricordo solo che era un periodo in cui avevo un umore abbastanza cupo, da qui il mood della canzone e il titolo.

-Sei già a lavoro su del materiale nuovo? Quali sono i tuoi piani per il futuro ?

Attualmente no, dopo aver lavorato a “Reborn” per mesi, voglio prendermi una pausa. Farò sicuramente dei video per una o due canzoni dell’album, magari qualche cover. Inizierò a pensare a nuovo materiale dall’anno prossimo, sicuramente con qualche collaborazione.

a cura di Chiara

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