Difficile catalogare un artista che riesce a uscire dagli schemi per produrre qualcosa che potrebbe essere perfettamente adatto a un film, una serie o un videogame, potremmo parlare di musica “ambient”, ma diventerebbe una “soundtrack” se abbinata a un altro media: è proprio questo il potere evocativo di Marco Fantin, in arte Emmeffe, che attraverso un sinestetico viaggio di cinque minuti accarezza i nostri pensieri di evasione con delicati tappeti sintetizzati, cassa dritta e clap, qualche percussione sincopata e un basso morbido ma efficace.

Il segreto di molti songwriter alle volte sta nella semplicità, che non deve trasformarsi mai in banalità, infatti il susseguirsi di accordi dalla durata di due battute produce un bellissimo e inarrestabile moto continuo e allo stesso tempo cela una criptica melodia tra i vari voicings ben orchestrati. È questa la chiave di analisi di un brano non alla portata di tutti, perché non emerge nessun protagonista; l’ascoltatore medio potrebbe stancarsi dopo un paio di minuti, dovendosi andare a cercare la melodia all’interno dell’armonia, come spesso accade in molte opere classiche.

Altri protagonisti sono i suoni altamente raffinati, che sembrano provenire da attrezzatura analogica vintage, se creati all’interno di una DAW invece rappresentano una capacità di manipolazione del dominio digitale molto alta e degna di un produttore milionario.

Come sempre i miei complimenti a Emmeffe che si dimostra un arrangiatore, compositore e produttore raffinato in un periodo di piattezza generalizzata e all’interno di un genere che tende a ripetere se stesso ormai da oltre vent’anni.

A cura di Marco Germani.

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