Franco Giaffreda è sicuramente un artista che non segue le mode. Il suo nuovo album, “Apologia di un Destino Comune”, si presenta da solo con il primo brano: “2020”, uno strumentale degno di Steve Morse o Joe Satriani, un biglietto da visita che fa capire che il songwriter non è alla ricerca del motivetto “indie” o del brano radiofonico, eppure le progressioni armoniche sono morbide e coerenti, i virtuosismi precisi e con gran gusto della melodia, frutto di un preciso lavoro funzionale a una struttura rock prog raffinata.

“Contro corrente” è il primo brano cantato, stranamente in italiano, infatti ci si aspetterebbe la lingua inglese proprio per sembrare, nell’immaginario collettivo, una modernizzazione dei Gentle Giant o degli Yes, ma Franco ci stupisce ricordandoci che P.F.M. e Banco del Mutuo Soccorso hanno fatto lo stesso genere nella nostra lingua spopolando anche all’estero.

“Oltre la tempesta”, con un riff molto diretto, ricorda i Timoria con Renga e la Steve Rogers Band, ovviamente in una formula più complessa, moderna e scomposta, con suoni da paura e unisoni basso/chitarre supertecnici alla Mr. Big.

“Niente ha più senso” potrebbe essere coverizzata da Coverdale e i suoi Whitesnake per gli arpeggi sottolineati dal chorus e il solo fulminante alla Vandenberg; seguita a ruota da “Solo le nuvole”, brano che potrebbe passare in radio al posto delle solite porcherie che ci propinano in quanto “di tendenza”.

“Incredibile realtà” ci riporta ad uno straordinario brano prog strumentale alla King Crimson e “Re-Legati” al Midnight Express di Nuno Bettencourt, delizia per le orecchie di chi, come il sottoscritto, spesso viene infastidito dalla musica nella quale il cantante è l’unico elemento valorizzato.

“Di chi è la colpa” è un rock and roll alla Led Zeppelin quasi parlato, con qualche accenno di punk anarchico.

“Nel silenzio” ci porta verso la fusion e il Pino Daniele degli esordi, perfetta come traccia per i titoli di chiusura di un film d’autore anni Settanta.

“Momenti” utilizza degli echi di chitarra classica arpeggiata sovrapposta a un testo che ci ricorda quanto è importante immortalare come in una foto ogni istante della nostra vita, sensazione molto probabilmente frutto dell’incredibile solitudine generata dal lockdown.

“Invisibile vampiro” ci trasporta negli anni Novanta con un groove molto ostinato alla Soundgarden e un testo semplice, onirico e arrabbiato che ci riporta in quel momento storico durante il quale il rock ha smesso di voler essere divertente divenendo pura espressione di malessere esistenziale.

“Sospeso tra le stelle” potrebbe essere abbinata a “Nel Silenzio” come B side di un 45 giri, grande tributo ai Pink Floyd di Shine on you Crazy Diamond, del resto viene citato nel testo anche un diamante!

Infine la title track, che decide di sopprimere la chitarra per far spazio a un pianoforte alla Elton John, con un testo che ci fa capire che il vero intento dell’autore è proprio quello di dedicare questo complesso lavoro ai suoi amici e alle persone che credono ancora nei propri sogni, mandati in frantumi da una pandemia globale e da un paese che poco valorizza talenti inarrestabili e vulcanici come quello di Franco, il quale ci incoraggia a continuare a scrivere e suonare, forse fino alla morte.

“Apologia di un Destino Comune” è un album pazzesco con una produzione curatissima, delle scelte non convenzionali, tanta cultura musicale, citazioni infinite e una gran voglia di suonare bene e di dire a tutti che i musicisti bravi esistono anche in Italia e vanno cercati come quadrifogli in mezzo a un prato di musica insignificante.

Bravo Franco, mi hai convinto che non è vero che ormai la musica prog italiana è morta e mi hai fatto venir voglia di riascoltare tutto ciò che ha contribuito alla nostra formazione artistica, che purtroppo i giovani non potranno avere mai più…

a cura di Marco Germani

Link streaming su Spotify: https://open.spotify.com/album/3yFYuN9Qmp4NWrGP5V751P