Come è stato il tuo inizio con la musica?

Ho iniziato a conoscere la musica all’età di cinque anni, quando ho iniziato un corso di propedeutica musicale e dall’anno successivo ho intrapreso lo studio del pianoforte. Da sempre sono affascinato dal mondo della composizione, della produzione e della sperimentazione. Ho voglia di superare costantemente i miei limiti.

Quali sono gli artisti che influenzano le tue scelte musicali?

Sicuramente la scena anni ’60 e ’70 ha influenzato tutta la mia musica. Posso citare Queen, Pink Floyd, David Bowie, The Who, Elvis Presley. Ma non mi sono mai chiuso ai nuovi orizzonti dell’elettronica. Inoltre, chi mi conosce, sa che amo la musica classica. Ho iniziato studiando quella e, anche grazie ai miei genitori, l’ho sempre ascoltata e me ne sono innamorato.

Essere emergenti ora. Che Italia discografica ti trovi davanti?

Purtroppo in Italia viviamo di una dittatura monetaria che porta ad una chiusura ed un regresso. Siamo purtroppo schiavi di una industria musicale fondata sul guadagno e non sulla qualità e sulla sperimentazione. Non si cerca più l’artista ma l’interprete che possa cantare qualcosa scritto da produttori che mirano al guadagno. Vengono creati prototipi in serie, privi di personalità. Non vi è mai nulla di nuovo nel panorama artistico italiano. Prendiamo tutto da varie parti del mondo. Idee e stili che altrove sono già superati, quando invece potremmo esportare arte a livello mondiale. Dobbiamo ricordarci di essere il paese del bel canto e dell’arte eterna, arte che non ci manca in nessun settore, arte di cui siamo i padri e della quale per millenni siamo stati i pionieri del progresso.

Ci parli del tuo progetto musicale e del tuo ultimo album “Moon”?

Il mio progetto musicale non è nient’altro che me stesso. La mia musica è il mio specchio. Vorrei portare freschezza e innovazione e, soprattutto, stimolare l’immaginazione e le emozioni dell’ascoltatore. Vorrei portarti in un mondo lontano da tutto e tutti. Moon è un po’ la sintesi di tutto ciò, con quel pizzico di felicità e di freschezza. Ho lavorato molto sulle sonorità e gli ambience giusti che stimolassero la mia emotività. Mi sono lasciato sovrastare dalle melodie per scatenare il mio più profondo essere e portarlo alla massima fragilità. Ho cerato la parte più umana e reale di me per avere qualcosa di puro.

Di quale messaggio vuoi essere portatore con la tua musica?

Amore. L’unica parola che posso dire. Amore.

Per te ha più importanza il talento o la tecnica?

Assolutamente e indiscussamente il talento. Cerco le emozioni in ciò che sento. Non ho bisogno di una macchinetta, un automa. Tutti son capaci di seguire uno studio e il novantanove per certo dei risultati saranno uguali. Ciò che si distingue è il talento, il genio, quella parte diversa perché capace di recepire a modo suo, per tirare fuori un prodotto originale, nuovo capace di suscitare e scatenare l’emozione. Devi sapermi emozionare, lasciarmi senza fiato, farmi piangere. A quel punto hai raggiunto il tuo obbiettivo e ciò fa di te un vero musicista. Lo studio occorre per dare un nome a ciò che fai non per fare di te un artista. Ciò non toglie che la cultura non deve mancare. Per un artista è importantissima la curiosità di apprendere quanto più possibile da ogni cosa, in ogni settore.

Puoi anticiparci qualcosa sui prossimi progetti musicali?

Di ciò che accadrà nella mia vita, scriverò ancora.