1) Ciao, puoi presentarti ai nostri lettori?

Ciao a tutti, il mio nome è (E)Lisa: sono una cantante, bella e stravagante, faccio il rock ‘n roll e offro una birra a chi coglie la citazione, che non ha niente a che fare con me, ma mi piaceva. Versione corretta: sono una cantautrice, non particolarmente bella e solo a tratti stravagante, faccio indie-pop.

2)Da cosa nasce il tuo progetto musicale?

Probabilmente dalla facilità con cui riesco a trasformare in musica i problemi psichiatrici. Non necessariamente i miei, sono un tema abbastanza universale.

3)A chi o a cosa si ispira il tuo sound?

A nessuno in particolare, per ogni pezzo c’è un’idea diversa, di conseguenza anche gli artisti e i brani da cui prendere ispirazione sono estremamente variabili: per un brano siamo partiti da Motta, per un altro da Maitre Gims, e ancora Noir Désir, Nirvana, Alt-J… detto così sembra un minestrone senza senso, ma il risultato finale è sempre qualcosa che ha preso forma dopo mille trasformazioni fino ad acquisire una propria identità, soprattutto grazie al grande lavoro sugli arrangiamenti di Mattia Mattei.

4)Se potessi definire la tua arte in una parola, quale sarebbe?

Pioggia. Che può voler dire tempesta, acquazzone o pioggerellina e che comporta pozzanghere, asfalto bagnato, fango, nuvole che cambiano forma, arcobaleni e pentole d’oro, ovvero una moltitudine di cose collegate tra loro anche quando non lo sembrano.

5)Qual è il tuo mito musicale?

Te ne dico due, legatissimi tra loro per ragioni artistiche e umane: Alice e Battiato.

6)Cos’è per te la Musica?

La cura e la malattia al tempo stesso.

7)Progetti futuri?

Sto mettendo insieme un collettivo di artiste con le quali vorremmo dare luogo ad una serie di eventi particolari. La situazione Covid ci ha costrette a rimandare l’inaugurazione, ma abbiamo trasformato l’allungarsi dei tempi in un’opportunità per progettare le cose ancora meglio: diciamo che arriveremo in ritardo, ma perché ci stavamo facendo belle.

8)Vuoi raccontarci il verso di una tua canzone che ti rappresenta meglio?

“Noi siamo il parto ultraviolento di una singolarità, che ce ne importa della spiritualità, noi siamo morte già miliardi di anni fa” è un verso di un mio pezzo che si chiama “Mosche”. Direi che riassume perfettamente il mio modo di percepire l’esistenza: può sembrare un atteggiamento nichilista, ma a me piace la razionalità e sono per l’approccio scientifico.

9)Che messaggio vuoi comunicare o trasmettere attraverso la Musica?

Non ho un vero e proprio intento comunicativo: il trasmettere un’emozione o un messaggio per quanto mi riguarda è diretta conseguenza involontaria che avviene nel momento in cui canto di qualcosa che mi appartiene o che conosco e dentro cui altri si possono rivedere. Mi capita di toccare temi che vengono considerati da qualcuno una sorta di tabù inviolabile, il fatto di metterli dentro una canzone dice “no, non succede solo a te e non c’è niente di male”