I 10 brani che compongono “Rhapsody in Dark” di Danielpix, sono scritti in maniera ineccepibile. Mirabili gli arrangiamenti, impeccabili le armonizzazioni. Ci muoviamo in quel territorio in cui la musica classica sfuma nel pop. Potremmo citare Richard Clayderman, magari non proprio quello di “Ballade for Adeline”. Di certo siamo in quel range in cui la colonna sonora si emancipa e diventa fenomeno da classifica.

Effettivamente, sin dal primo ascolto, “Away from the Dark” (la traccia di apertura del disco) mi ha riportato alla mente quel periodo in cui (misteri del marketing!) il fortunato pianista parigino sbancava ai botteghini con le sue interpretazioni “easy listening”. In questo disco i “temi” sono sempre scanditi in maniera altrettanto chiara, a volte si fanno parlare i violini, a volte il piano… a volte una chitarra elettrica. Ma, quasi fosse l’ossessione dell’autore, in mancanza di un testo da seguire, si dà importanza all’aria centrale del brano. Come nell’opera, i cui temi musicali, diventavano dei “cantabili” che il “popolo” poteva poi fischiettare. Come fosse un profumo che, sprigionatosi dalla pentola, va in esplorazione della casa e dei suoi angoli, il flusso musicale va alla ricerca di tutta la gamma delle emozioni umane. La dolcezza, la gioia, la serenità, la tristezza, la malinconia.

Come nell’intro di “Dreamscape” (il terzo brano), in tutto il disco c’è un uso sapiente dell’ elettronica; un dosato senso della misura (e delle misure); cambi di dinamica che sono a volte tuffi nell’acqua gelata della malinconia, altre volte il soffio divino che spinge a voli pindarici vicino al sole. Capita di rallentare (vedi la settima traccia: “The distance from your eyes”) per poi lanciarsi in interminabili fughe in cui il piano diventa il cavallo al galoppo di una vecchia pubblicità di un bagnoschiuma che mi si stampa nella testa.

Lo stesso schema ritmico viene ripetuto in altri brani (vedi “Hybrid dreams”, la nona traccia), ma il risultato non è mai stucchevole o banale. Il genere, forse, qualche limite lo ha in sé, ma l’autore pare smarcarsi dalla banalità con l’abilità del fantasista sudamericano. Il disco finisce con l’apocalittica “End of the world”. Con lui un bel viaggio introspettivo nella vita di ciascuno di noi. Aspettiamo la prossima fatica di questo eclettico compositore per scoprirne l’evoluzione stilistica. Intanto ne approfittiamo per dirgli che era dai tempi più fulgidi di Steve Rothery dei Marillion che non sentivo un suono così bello di chitarra come quello di “In the storm”, la seconda traccia; quella che più mi ha colpito di questo disco dannatamente ben fatto!

a cura di Max

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Bandcamp: https://danielpix.bandcamp.com/album/rhapsody-in-dark

Rhapsody in Dark

Data di rilascio: 31/10/2019

Artista: Danielpix

Durata: 40 min

Genere: Cinematic rock/electro

Label: Auto-produzione

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