“Seduto da solo su una panchina in centro città, durante una calda sera d’estate, mi guardo attorno e vedo persone rapite dagli schermi dei loro smartphone. Ci siamo, siamo vicini l’uno all’altro, ma al contempo siamo distanti. Ognuno di noi è impegnato in un solitario e stravagante viaggio che porta lontano da tutto e da tutti. Siamo distanti anche da noi stessi, cosicché non ci riconosciamo più la mattina quando ci riflettiamo nello specchio”.
Questo concetto viene ripreso anche dal video che accompagna la canzone.
Immersi nella realtà virtuale, non ci parliamo più e non ci vediamo più. La benda chiude la vista, come le fake news che condizionano impropriamente le nostre scelte, come le piazze virtuali in cui tutti gridano ma nessuno ascolta, l’essere assenti dalla realtà perché stiamo pensando a cosa pubblicare sul nostro profilo social. Il filo di lana rappresenta la comunicazione verbale, che spesso non è coerente con la comunicazione virtuale. Il bambino bendato rappresenta sia l’IO, verso il quale perdiamo il contatto, sia uno sguardo al future, in cui riporre speranza.
STEFANO NOTTOLI
Stefano Nottoli nasce a Lucca nel 1978. Indeciso tra fare il professore di scienze ed il musicista, si risolve per entrambe le cose, compiendo esperimenti di chimica in sala prove e suonando le beute nel laboratorio scientifico. Da solista pubblica Ritagli di tempo(2012) e Lo chiamavano parafango (2015), due pennellate ben definite in un percorso artistico dai colori già accesi e vivaci.
Il 15 Giugno 2018 uscirà il suo terzo lavoro: “Non voglio essere normale”
NON VOGLIO ESSERE NORMALE
‘Non voglio essere normale’ non verte su un unico concept, ma può comunque essere delineato un filo conduttore che lega tra di loro gli 11 brani che lo compongono, esplicato dallo stesso titolo dell’album.
“L’idea che sta dietro al disco nasce un giorno al mare con mio figlio, mentre lui sta giocando e io lo osservo; il pensiero che subito mi viene è rivolto alla mia compagna e al nostro modo di fare le cose, cercando una nostra autenticità, quella autenticità che ha mio figlio mentre gioca da solo. Di conseguenza penso a come le persone siano alla ricerca costante di una propria normalità, che spesso però deve fare i conti con gli usi e costumi dettati dalla società. Convivenza: ok; figli: ok; casa: ok; matrimonio: ok; divorzio: pure. Non ci facciamo mancare niente. Ma cosa è la normalità? Cosa vuol dire essere normali? Quante volte sentiamo: trovati un lavoro normale, fatti una famiglia, sistemati, sposati. Penso che la risposta sia dentro di noi, in quella vocina che spesso mettiamo a tacere per far contento qualcun altro”.
Il concetto di “non voglio essere normale” preclude la definizione di normalità, di cui ognuno ha la propria versione, pertanto il messaggio (o meglio, l’invito) racchiuso nel disco è quello di essere sé stessi e seguire la propria strada. L’artista toscano non manca in questa nuova opera di trattare diffusamente anche altri temi, come la violenza, la paura e l’amore.