La musica di Elyaz (al secolo Mauro Elias Morone) è un concentrato di magnetica forza primigenia, sonorità post-celtiche e pop-dance. Con questo lavoro, intitolato “Wildlands” inserisce un elemento ulteriore al suo repertorio, un quid distopico che riporta alle sonorità di band elettroniche di inizio secolo quali Röyksopp, Fever Ray, etc.

Forte di una preparazione tecnica di ottimo livello (ha studiato ingegneria del suono presso l’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna ed insignito dell’International Professional Certificate Program in Film & Television, della UCLA, Los Angeles), il compositore bolognese si impone con decisione in un segmento difficilissimo. Troviamo che questo nuovo singolo, “Wildlands”, abbia tutte le carte in regola per mettere radici nelle programmazioni radiofoniche più snob ed esigenti.

Non è un facile motivo “spacca-radio”, eppure il tema del cantato si impone con la pervicacia della goccia sulla roccia. Ma non è quello il passaggio che ha più pregio in questa composizione. Dopo il cantato il pezzo si apre e come una bacca in un bosco, esplode per disseminare le sue spore. L’effetto lisergico catapulta l’ascoltatore su una spiaggia, nella cui sabbia, fine e bianca, è segnato un cerchio di pietre levigate al cui centro campeggia un bastone ed una piuma di uccello del Paradiso. Il tema dai riverberi di matrice celtica si spegne sulla pelle tesa di cento tamburi pulsanti. Le pelli di pecora restituiscono un suono arcaico.

E’ un sabba. Un sabba voodoo che mi riporta a pezzi come “Slippery Slope” dei The Do o “Chandelier” di Sia.

Chiaro è il riferimento alla sacralità del Pianeta che viviamo. Il rito pare omaggiarne la sua forza rigeneratrice. Possiamo dire che rispetto alla sua produzione passata, l’autore fa un deciso passo in avanti. Un passo da gigante.

A cura di Max

Link del video: https://www.youtube.com/watch?v=KE069_SR4EA

Link per l’ascolto: https://elyazmusic.com/wildlands