Raccontare il mondo al prossimo, mediante le proprie opere, attraverso ciò che non è percepibile a prima vista è, da sempre, una delle principali missioni di un artista, una vocazione a cui l’intenso e stimato cantautore materano Trunchell, Etc., ha sempre risposto, immortalando con l’obiettivo della coscienza e dell’esperienza personale gli scenari meno tangibili e perspicui dell’universo interiore dell’essere umano.

Ed è da questa inclinazione, da questo desiderio di puntare i riflettori sulle zone d’ombra che avvolgono la natura spirituale di ogni individuo terreno, che dopo aver affascinato e stupito pubblico e critica con l’abilità della sua penna in “Emily Norton” e “Truman Show”, il rapper lucano torna con “Braille” (Red Owl Records/Visory Records/Believe Digital), il suo nuovo singolo.

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Nella società dell’apparire, sempre più concentrata su ciò che un occhio viziato rileva ma non si occupa di indagare ed osservare, “Braille” è una condanna, una deplorazione in musica ai pregiudizi e all’incapacità, acquisita nel corso dell’evoluzione civile e sociale, di prestare attenzione e cura ai margini della messa a fuoco, rimanendo costantemente in superficie, vagliando e sentenziando la sola facciata, senza la volontà di oltrepassarla per conoscerne la struttura su cui si articola, lo stesso scheletro che veste e, spesso, incatena.

Grazie alla cruda e franca finezza della sua scrittura, Trunchell, Etc. porta l’ascoltatore a scavare dentro di sé, dirigendo il focus sulle sofferenze impercettibili allo sguardo, quelle ferite scrutabili solo con il tocco della connessione e dell’empatia – «leggimi i tagli come col braille» -, in una meravigliosa analogia con il sistema comunicativo, di lettura e scrittura tattile, utilizzato dai non vedenti.

Annebbiati dalla frenesia di un’epoca in cui fermarsi a riflettere, conoscere ed analizzare, equivale sempre più a frenare la propria scalata verso un successo che spesso rappresenta soltanto una mera gratificazione estemporanea – «gli occhi che alla luce mi si abbinano col quarzo» -, “Braille” evidenzia il disagio del malessere interiore, di tutti coloro che convivono con cicatrici non avvertibili alla vista e tentano di adeguarsi, adattandosi a contesti e situazioni spiacevoli – «colmavo la mia ansia con frasi di circostanza» -, tacendo le loro fragilità per compiacere chi non sa, o per meglio dire non vuole, andare oltre la parvenza, oltre ciò che è istantaneamente visibile, o come tale, per evitare il giudizio, si vuol presentare – «sparavo al plenilunio per illudere e deludere» -.

«“Braille” – dichiara l’artista – racconta del dolore non percepibile a prima vista, quello che necessita di un altro dei cinque sensi, il tatto, per essere riconosciuto. Non a caso, la metafora che ho utilizzato nel titolo, si riferisce al mezzo di espressione utilizzato dalle persone non vedenti, che riescono a leggere, toccando. Con questo pezzo, invito coloro che ritengono di saper cogliere lo stato d’animo di qualcun altro esclusivamente dall’esterno, ad approfondire, a non limitarsi alla superficie. A volte per mancanza di tempo, altre per paura di trovare dei punti in comune con le nostre di sofferenze, evitiamo di conoscere più a fondo gli altri. Questo brano è una condanna ai pregiudizi, alle etichette che spesso attribuiamo a chi ci circonda ma anche a noi stessi, presumendo di conoscere e conoscerci fino in fondo. Inoltre, alludo anche alla tendenza a sminuire e minimizzare un dolore che non è immediatamente riscontrabile, come quello psichico. Mi batterò sempre, nel mio piccolo, per sensibilizzare più persone possibili nei confronti di questa tematica che sento molto vicina, avendo io stesso passato periodi bui a causa di ansie e paranoie ed essendo stato capito poco per quel mio stato d’animo. La presenza di questa momentanea cecità a favore del tatto, del tocco dell’anima e del cuore, potrebbe aiutarci nel sentire davvero gli altri e il mondo. L’utilizzo della vista ci facilita molto, ma è anche una scusa per non andare oltre, per non considerare altre strade. A volte, il buio può aiutare a vedere meglio la luce».

Prodotto dall’universo creativo e dall’abilità nel convertire emozioni in suoni di Gaedi e curato dalla direzione artistica di Bruno “Willy Rock” Bogliolo, “Braille” è accompagnato dall’emblematico videoclip ufficiale, diretto da Alessandro Turi.

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Istantanee cupe, scatti sfocati e polaroid in cui il soggetto si identifica con lo stesso spettatore sono i tratti distintivi di Trunchell, Etc. e di un cantautorato capace di fondersi al conscious rap per dar vita a brani privi di classificazioni di genere e categorizzazioni; release intrise di poesia, riferimenti e traslati in grado di giungere all’ascoltatore con l’ardore e la veemenza della musica nata per risvegliare l’essenzialità, la potenza di quella condivisione assopita dall’esclusivismo.

Biografia
Trunchell, Etc., pseudonimo di Francesco Truncellito, è un cantautore italiano nato a Matera il 06 Gennaio 2000. Dopo una gavetta da musicista in diverse formazioni punk e alternative rock, nel 2017 inizia a dedicarsi alla scrittura, realizzando i primi testi e dando vita ad un particolare sottogenere del rap, l’“horrorcore”. La sua evoluzione musicale lo porta a sperimentare più dimensioni sonore ed autorali, sempre connesse all’introspezione ed al linguaggio schietto e diretto tipici del rap. Le sue release, avvolte da sonorità creepy e malinconiche, sono un tuffo in un universo complesso, a volte quasi distorto, raccontato tramite testi saturi di citazioni storiche, bibliche ed esoteriche. Trunchell, Etc. è un artista fuori dagli schemi, che disegna scenari intensi e convulsi attraverso il tratto di una penna sagace e pungente che affonda cliché e moralismi per portare a galla disagi, debolezze e tematiche scomode, con la consapevolezza che ciò che disturba smuove e la speranza di una presa di coscienza collettiva che possa trasformarsi in un futuro più attento e costruttivo.

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