Con un basso sferragliante e chitarre abrasive, gli Aftermath incidono l’Ep “Ataraxia”, ovvero pace dei sensi e imperturbabilità agli eventi circostanti. Le canzoni parlano di riscatto e vendetta, come “Careless Pride”: “Puttin’ on the light on your careless pride, I’m not blind“. L’alternative metal, che qui a metà brano si trasforma in una corsa raddoppiando la velocità, in “Clockmaker” invece amplia le misure entrando in una fase più riflessiva, fermata poi dal ritorno di riff taglienti. “Grey snow” è una sorpresa, inizia piano osservando il freddo e la pioggia: “I can feel the rain freezing, becoming colorless and bitter as it falls“. Poi il brano esplode e si cerca libertà da questo clima glaciale, causato anche da parole e critiche violente: “Word can be sharp as Knife, as you bleed out for miserable flak“. E questa neve grigia che cade può rappresentare i pesanti giudizi altrui, dai quali ci si emancipa: “Now I’ve found someting to set me free“. E il sound duro si scatena. Un metal pesante e pensante, come uno scudo difensivo per i più sensibili. E l’atarassia diventa una necessità di sopravvivenza.

a cura di Gilberto Ongaro