1)Siamo onorati di ospitare una band di talento come voi. Innanzitutto, parlateci del vostro percorso artistico fino a qui…

Siamo nati sette anni fa, debuttando il nostro primo spettacolo, “Cherry Pie”, al Teatro Santa Cristina di Porano (TR). Eravamo un gruppo di ragazzi, ognuno proveniente da esperienze musicali diverse, con il desiderio di sperimentare insieme un genere musicale inusuale come quello del canto a cappella moderno. Da subito il pubblico ha percepito il nostro entusiasmo, corroborato anche da uno studio approfondito e serio della vocalità d’insieme. In breve ci siamo ritrovati ad esibirci in numerose città italiane, conquistando anche il pubblico più esigente di locali come l’Alexander Platz (Roma) o dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Abbiamo avuto inoltre il piacere di portare i nostri spettacoli in festival di primo piano nel panorama musicale internazionale, come Musica Riva Ferstival (Riva del Garda), SoleVoci (Varese) e Italian Festival Thailand (Bangkok).

2)Ci parlate del vostro background musicale?

I nostri gusti musicali sono ampi e spaziano dalla musica antica e classica alla musica popolare, dal pop al rock, come anche lo swing e il gospel. Questo perché crediamo che non si possa fare della musica originale ignorando un millennio della storia della musica che ci ha preceduto. Ovviamente, nello specifico del genere di cui ci occupiamo (la musica a cappella), dei punti fermi per la nostra ispirazione sono gruppi vocali di grande spessore come gli Swingle Singers (con i quali abbiamo studiato), i Neri per Caso (che in Italia sono stati forse gli unici, nel genere, a raggiungere un vero successo commerciale), i Cluster, i Pentatonix, il Real Group e i Baraonna e molti altri di questo livello.

3)Perché proprio una band a cappella?

Benché ognuno di noi seguisse già un percorso solistico, incontrandoci e sperimentando questo tipo di vocalità abbiamo percepito la bellezza assoluta che nasce dalla fusione di più voci che cantano contemporaneamente; inoltre si tratta di un percorso musicalmente molto stimolante, che mette in gioco non solo l’abilità del saper cantare, ma anche quella di essere in qualche modo “strumentisti”, provando ad utilizzare tutte le possibilità espressive della voce umana. Inoltre è interessante lavorare sugli arrangiamenti, che ci consentono di riprendere brani famosi, che il pubblico è abituato ad ascoltare in una veste tradizionale, e renderli nella forma vocale, senza tradire lo spirito del brano originale: una vera sfida!

4)Quanto parla di voi “L’Equilibrista”? Che messaggio trasmette questa canzone?

Volevamo un brano che ci rappresentasse a pieno e che mettesse in luce tutte le emozioni che accompagnano il nostro percorso artistico. Per questo abbiamo deciso di scrivere di nostro pugno questa canzone. È nata quasi di getto, confrontandoci sul difficile tema dell’equilibrio. L’equilibrio infatti è l’elemento più caratterizzante del lavoro che facciamo insieme: intonazione, ritmo, fusione delle voci, armonia. Tutto è il risultato di un sottile gioco in cui dobbiamo mettere tutto il meglio della nostra personalità artistica nel rispetto di quella altrui. Si parla anche di un equilibrio interiore, che è la discriminante che ci permette di affrontare, anche con una certa professionalità, questo lavoro, ogni sera e per un pubblico sempre diverso. È stato inevitabile il paragone con gli acrobati e gli artisti del circo, che ogni sera vivono il brivido dell’esibizione, a metà strada tra la paura di cadere nel vuoto e il bisogno di dimostrare a sé stessi di potercela fare nonostante tutto.

5)E’ in programma l’uscita di un altro video a breve o di un album o di un EP?

Ci stiamo concentrando sulla realizzazione del nostro primo LP che uscirà ad ottobre. Oltre all’Equilibrista sarà presente nel disco un altro inedito scritto da noi che s’intitola “The Hunting” (La Caccia), che avrà il suo video, e che speriamo piaccia almeno quanto questo primo inedito. Ci saranno inoltre otto cover di artisti famosi riarrangiate da noi, secondo il nostro gusto e stile. Tra questi un medley molto forte tra la celeberrima “Eye of the Tiger” dei Survivor e l’altrettanto famosa “Un’emozione da poco” di Anna Oxa, oltre ad altre sorprese, compresa una escursione nella musica popolare del settecento napoletano.

6)Se la vostra musica fosse una città a quale assomiglierebbe?

Sicuramente a Bangkok! Non solo perché ce ne siamo innamorati a seguito della nostra recente esperienza all’Italian Festival in Thailand, ma anche perché è una città colorata, multietnica, in cui convivono culture diverse, ognuna delle quali dà il proprio apporto, rendendola semplicemente magica! Ci piace pensare a noi e alla nostra musica in questo modo, un mondo pieno di sfumature.

7)E se fosse un cocktail?

Potrebbe essere un Long Island Ice Tea! Per lo stesso motivo della città, un miscuglio di ingredienti, colori, sapori, che insieme creano una perfetta armonia di accordi!

8)Quanto è importante trasmettere emozioni con la propria musica?

È fondamentale. Il pubblico non viene ad ascoltare solo dei bravi esecutori (quali ci sforziamo di essere), ma vuole innanzi tutto sentire quello che abbiamo da dire di noi, delle nostre vite. L’esibizione è comunicazione. È importantissimo instaurare un rapporto vivo e sincero con il pubblico, che si accorge sempre quando si bluffa.

9)E ora un appello ai nostri lettori…perché ascoltare Cherries on a swing set?

Per lo stesso motivo per cui vanno ascoltati tutti quei gruppi e giovani artisti che pensano di avere qualcosa di importante da dire: noi non sappiamo se quello che abbiamo da dire sia veramente importante (anche se ci crediamo), ma vogliamo dirlo e vogliamo che sia il pubblico a stabilirlo… Quindi ascoltateci!