Mi è stato chiesto di recensire i “The Fottutissimi”. Come mio solito, ascolto parte della loro produzione su Spotify e immediatamente mi rendo conto della qualità del prodotto, mi incuriosisco e tento di indagare sui social media e trovo subito un sacco di informazioni precise, art-work curatissimi e video intelligenti, tanti follower e molti ascolti: qualcosa non quadra. Penso immediatamente a una band prodotta da qualche etichetta vicina ad una major, non riesco a frenare la mia curiosità e andando contro l’etica professionale scrivo loro come farebbe un fan in delirio.

Mi risponde gentilissimo Mattia Priori, l’uomo del basso, e ci diamo un appuntamento telefonico.

I musicisti, quelli che arrivano dall’underground vero, sono come dei sopravvissuti a una catastrofe e riescono a capirsi in pochi secondi senza perdersi in chiacchiere: mi racconta di uno stop di sette anni dovuto a una crisi artistica e alla volontà di andare in direzioni differenti e poi una ripartenza da fenice mitologica dovuta all’ingresso nel progetto di Davide Lucarelli come seconda chitarra. Questo dettaglio illumina la mia mente e ci mettiamo a ragionare su quanto siano curati gli arrangiamenti delle due chitarre e di quanto sia bilanciato e ragionato il suono del basso; da chitarrista attento non potevo che apprezzare questa scelta che chiaramente è alla base del nuovo sound della band, magicamente valorizzata da Jason Carmer, grazie a suo figlio che, dopo aver scoperto i “The Fottutissimi” come background in un tutorial di videogiochi, ha deciso di coinvolgere il padre nel progetto (magie dell’internet!).

Basso Precision e ampli SVT Ampeg , chitarre Fender, Strato e una 335 dentro un 30 watt Tamam artigianale, accompagnati da Federico Veroli con una Ludwig Stainless Steel e piatti Paiste sono un setup di qualità in studio per un lavoro che suona con la pacca di una diretta ma la definizione di una multisessione (e questo è opera della capacità di ensemble della band): ora finalmente mi spiego quella bella “crudezza” anni ’90 tipica di Nirvana, Nofx e Rancid, ma anche di U2 e Smashing Pumpkins. Senza offesa per tutti i moderni ipercompressi e ultradetunati, questa ricerca dell’origine del suono è tipica di chi non ha bisogno di troppi fronzoli per farsi capire.

Chiedo un parere all’amico Gabriele, che è un giovane musicista intelligente e se ne intende di “indie” e saltano fuori paragoni con Strokes, Zen Circus e Ministri, anche se l’autore (Leonardo Landi) non si pone il problema di assomigliare a nessuno e preferisce raccontare in modo autobiografico l’amore, la famiglia, gli altri e se stesso, senza troppe pretese o giri di parole e per questo arriva diretto a un uomo di 45 anni e a un ragazzo di 25, perché ricordiamoci che i “The Fottutissimi” funzionano così.

Tutti abbiamo notato l’incredibile art-work di Luca di Sciullo, dal quale nasce questo omino iconico che si rivedrà in 3D nel video e molto probabilmente live e le altre copertine che trasformano testi e musica in un trip onirico di pinkfloidiana memoria… chissà se questa collaborazione porterà nuove idee per un futuro concept?

Chiudo sottolineando che la band si è autoprodotta e cura tutti i social in modo autonomo. Dopo aver vinto anni fa “Rock Targato Italia” ed essere stata prodotta da una label, come citato in principio, la scelta è per una rinascita che ci auguriamo rappresentata da un “post covid” pieno di live, essendo stati molto bravi a fidelizzare, attraverso anni di attività, una nutrita fan-base che in omaggio avrà un CD fisico e, sotto consiglio del sottoscritto, come valorizzazione delle splendide illustrazioni spero un buon vinile, eterno compagno dell’ascoltatore serio!

Complimenti ancora a chi sa reinventarsi e ritrovare il piacere di fare musica con semplicità e attenzione ai dettagli, in un mondo di trapper e tecniconi ipercinetici la differenza si può fare in questo modo.

di Marco Germani

Links per lo streaming dell’album: https://open.spotify.com/album/1fMUXP1LBKg5Z2w6lM5XWT