• Chi sei? Descriviti brevemente e parlaci del tuo progetto musicale….

Sono una persona molto versatile e che sta imparando a non avere paura a reinventarsi continuamente. Dopo gli studi in cinema e nuovi media ho incominciato a lavorare come filmmaker freelance ma piano piano identificarmi solo con un lavoro mi sta diventando stretto, cerco sempre di portare avanti progetti personali. In questa ottica è contestualizzato il mio progetto musicale, sto cercando di creare un ecosistema artistico con molti organismi, già ci sono i film e i progetti audiovisivi, adesso c’è anche questo.

• Da quanto tempo suoni? Perché hai scelto l’elettronica?

Ho suonato per tanti anni la tromba in un corpo bandistico ma poi mi sono fermato una volta incominciata l’università. Adesso, dopo gli studi, e dopo alcuni anni lavorativi ci sono ritornato seguendo una esigenza profonda. L’elettronica non l’ho scelta a tavolino, ma è stata consequenziale all’approccio avuto sopratutto inizialmente: mi rendevo conto che trovavo molto stimolante, durante l’editing per i miei video, tagliare l’audio per creare degli effetti sonori, Così mi sono reso conto che potevo farlo anche senza la “scusa” delle immagini.

– Come ti sei appassionato alla musica?

La musica è qualcosa che mi appartiene da quando ho memoria. Mio padre ogni domenica mattina metteva un CD di un compositore di musica classica. Poi crescendo ho trovato i miei generi e gruppi e ogni volta che c’è l’occasione vado a sentire i concerti dei miei artisti preferiti. La musica è un linguaggio molto chiaro, che mi è sempre piaciuto sia ascoltare che decodificare. Quando un brano mi emoziona tendo sempre a cercare di capire come è stato strutturato per creare determinate emozioni. Per suonare bisogna prima di tutto essere degli ottimi ascoltatori.

• Descrivi la tua musica con 3 parole….

Sciamanica, psichedelica, profonda.

A cosa ti ispiri per scrivere le canzoni. Parla del processo di creazione di una tua canzone…

Cerco di entrare in connessione con le emozioni che provo in un determinato momento. Poi ogni brano ha una sua genesi diversa e strumentazione diversa. A grandi linee sperimento con uno strumento o butto giù un ritmo, poi dopo aver lasciato sedimentare le prime idee nate dall’istinto cerco di approfondire un aspetto tecnico in particolare per “scolpire” al meglio un determinato suono e affinare il brano.

• I tuoi miti musicali?

Ne ho moltissimi: l’immediatezza dei Radiohead, il post-rock dei Godspeed You! Black Emperor, e di recente una band new-yorkese che si chiama Son Lux.

• Puoi presentare ai nostri lettori il tuo album appena uscito dal titolo “Memorie Notturne di Sogni Diurni”?

È un viaggio di mezzora che scende nelle viscere più profonde e risale nel cosmo più siderale in breve tempo. Sono brani tanto luminosi quanto ombrosi, che prevedono ascoltatori attivi, che abbiano voglia di farsi pervadere da tanti emozioni tra loro in contraddizione, che sospendano il giudizio per lasciarsi interrogare sulla consistenza della realtà.

• Quale delle canzoni dell’album ti rappresenta di più?

Ne voglio menzionare due: “Mantra” perché mi è venuta immediatamente molto bene. È stato un processo naturale che non ho voluto metterci mano troppe volte, questo probabilmente la fa suonare un po’ lo-fi, un po’ vecchia maniera, come se fosse registrata un po’ di anni fa. Dal punto di vista del mixaggio non è sicuramente patinata, ma la amo anche per questo: è molto spontanea, e sono solo al primo album, ho tutto il tempo per “ripulire” i risultati. Poi voglio menzionare anche “Riverbera”. È la traccia conclusiva e mi rappresenta per tante motivazioni a me sconosciute. È l’unico brano dove è presente la mia voce in maniera (quasi) leggibile. Le liriche sono dei frammenti di versi che ho scritto a metà tra il poetico e l’onomatopeico che intrecciati tra loro diventano solo suono. È il brano più enigmatico e criptico, averlo fatto e pubblicato mi sta suggerendo qualcosa che io per primo devo ancora decodificare.

• Che strumentazione usi per l’elettronica?

Cose molte varie: tante registrazioni ambientali, alcuni synth analogici, alcuni strumenti “tradizionali” come chitarra e la tromba; strumenti derivati dall’ambito spirituale: campane tibetane, schuti box, il tamburo sciamanico e infine, anche se sembra scontato, il computer.

• Per finire dai qualche consiglio a chi sta cominciando a sperimentare con l’elettronica….

Consigli non posso darli proprio perché sto in realtà cominciando anche io. Un consiglio sempre valido è quello di suonare per il gusto di farlo, fare pochi calcoli e lasciarsi andare all’atto creativo, senza pensare a successo, fama, risultati. Le soddisfazioni più profonde le otteniamo quando riusciamo a esprimere autenticamente noi stessi.