La copertina di “Ade” trae in inganno, il font e le sfumature di grigio che definiscono l’immagine con la quale i Laederbraun decidono di presentarsi al pubblico, con il loro secondo full lenght. Essi fanno subito pensare a una band gothic metal.

Bastano pochi secondi dopo aver premuto play per capire che quella che arriva della provincia di Lecco è tutt’altra musica…Una sezione ritmica compatta, chitarre che alternano riff granitici ad appassionati assoli, una voce potente di estrazione pop, il tutto arricchito da pennellate di violoncello qua e là, tutto questo va a ricreare una formula che riporta alla mente i fasti del rock made in Italy d’inizio anni ’90, quello che non disdegnava sfumature hard & heavy.

Sanno il fatto loro, i Laederbraun, non glielo si può negare, ma forse c’è qualcosa che non sanno fare ancora bene – inconsciamente suggerito proprio da quella copertina così gothic – che può essere la chiave di volta per questo progetto. Immaginate Isabella Conca slegata da un cantato di maniera, per lo più demodé, intenta a creare melodie pop cristalline; immaginate un produttore dietro alla consolle che registra e mixa con il giusto piglio artistico; immaginate un discografico cattivo che bastona i nostri fino a ottenere il loro miglior songwriting. Voi cosa ci vedete? Noi vediamo papaveri e mulini a vento in lontananza, noi vediamo The Gathering con la maglia azzurra. Se scendessero in campo, sai che meraviglia?

A cura di Mario Vallenari