1)Benvenuti su Wezla. Raccontateci la vostra storia…

dopo è un side project che è diventato grande. Siamo grandi amici da sempre, ma per tutti questi anni non abbiamo mai suonato insieme ed in generale non ci siamo mai cimentati in musica elettronica: la ascoltiamo, ma prima dei dopo non l’avevamo mai vissuta dal lato del musicista. Abbiamo pensato di provare e di imbarcarci in questa nuova avventura, per amicizia e per passione.

2)Quali sono le vostre influenze musicali?

Depeche mode, new-wave e euro-disco anni’90 sono la base comune da cui abbiamo fatto partire il nostro discorso musicale. Ma si sente la nostra formazione, che viene da tutti altri generi. Per farti due nomi di riferimento, Shellac e Rammstein. Ma anche Guns’n’roses, Meshuggah, Cult, Fugazi…

3)Come nasce il nome della vostra band?

Dalle sue origini! Mentre lo mettevamo a punto, ci riferivamo ad esso come il progetto che ‘avremmo fatto dopo’. Poi è rimasto solo il ‘dopo’

4)Ci parlate del vostro primo EP auto-prodotto Pasticche ’95?

E’ stato un primo sforzo. Avevamo il desiderio di concretizzare e mettere ‘nero su bianco’ il nostro primo anno di lavoro, in cui abbiamo messo su il ‘nostro’ processo produttivo. E’ un primo passo di un percorso, ma siamo abbastanza soddisfatti: crediamo di avere comunicato onestamente la nostra natura e la nostra proposta. Sono pasticche, però, ancora un assaggio.

5)Diteci qualcosa riguardo le sonorità di Non è un orto, Come è nato questo pezzo? E’ stato difficile registrarlo?

Non è un orto, come spesso avviene, è un pezzo che abbiamo trovato mentre cercavamo altro. La musica della canzone, originariamente, era la coda di un altro brano. Ci è entrata dentro, e suonando e risuonando è nata una canzone differente, formalmente legata ai canoni della musica alternativa inglese degli anni ’80. Le sonorità – su cui abbiamo lavorato moltissimo – sono invece più industrial: cercavamo di dare vita a un brano solenne, andante ma triste, per accompagnare una poesia che amiamo moltissimo, Lapide di Sinisgalli, su cui abbiamo basato il nostro testo.

6)Provate a dare un parere sulla scena do it yourself romana attuale…

C’è molto, molto movimento. Gli artisti sono tanti, le idee pure e anche le possibilità – sebbene sempre inferiori alle aspettative. Peccato che, però, non sia la golden age che potrebbe essere. Io scorgo una generale tendenza di fondo all’omologazione, da parte del pubblico ma anche – purtroppo – da parte degli artisti. Negli ultimi anni sono tutti cresciuti sotto il profilo tecnico, ma cercano una perfezione ormai un po’ omologata. Una tendenza che personalmente trovo spaventosa ma che sembra essere un segno di questi anni. E non solo a Roma

7)Dove sognate di arrivare con la vostra musica?

Da nessuna parte! Può sembrare poco sincero, ma vorremmo solo poter fare la musica che ci piace, che sentiamo nel cuore. E condividerla con gli altri. Niente di più, niente di meno.

8)Per concludere la nostra chiacchierata, perché il pubblico dovrebbe ascoltare proprio voi?

Proprio per la nostra sincerità, per i nostri pezzi diretti molto nudi e crudi. Una proposta che potrebbe piacere a chi si è rotto un po’ le scatole della perfezione patinata