Ci parlate del vostro progetto artistico? Come vi siete conosciuti?

MF: Chrome Sky è il progetto che ci permette di esprimere le nostre idee musicali più folli ed estreme. Io e Paolo ci siamo conosciuti alla fine dello scorso secolo, tramite un conoscente comune che gli aveva passato una mia cassetta con delle demo interamente fatte con una batteria elettronica Roland R8-Mk II. Batteria che mi ero procurato per rimpiazzare il batterista della band in cui militavo. Poi ho realizzato che se è possibile registrare una performance musicale, è possibile anche crearla semplicemente con mouse e tastiera (QWERTY).

PM: Mettemmo in piedi una band chiamata Brainwork che potremmo definire il prototipo dei Chrome Sky. Avevamo un chitarrista e Mario suonava il basso ma la batteria e i synth stavano già sul sequencer. Avevamo anche registrato un EP che non è mai uscito e probabilmente lo riprodurremo in futuro con i Chrome Sky

I vostri inizi con la musica come sono stati?

MF: Ho cominciato come bassista, suonando dal rock al metal progressivo, al black/death. Poi, complice un incidente al gomito e la conseguente pausa forzata, ho provato a fare musica con quello che avevo a disposizione: un sequencer, un’interfaccia MIDI e la succitata batteria elettronica.

PM: Prima dei Brainwork avevo fatto parte di un paio di band di rock classico ed alternativo

Quali sono gli artisti che influenzano le vostre scelte musicali?

MF: Per me si va dai Beatles a J.S. Bach, dagli AC/DC al prog rock degli anni 70, ai Cynic, ai Faith No More, dai Coroner ai Front Line Assembly, i primi VNV Nation, i remix dei Fear Factory, Meshuggah, SikTh, Cattle Decapitation, ma anche Rotting Christ, Carcass e Anaal Nathrakh. E sono sicuro di essermene dimenticato più di uno.

PM: Per quel che mi riguarda sono una miriade. A 52 anni, a livello di ascolti, non mi sono fatto mancare niente

Essere emergenti ora. Essere una band ora. Che Italia discografica vi trovate davanti?

MF: Non ne ho idea. L’Italia discografica non è mai entrata nei miei pensieri.

PM: E’ tutto cambiato dai tempi dei miei esordi. Ormai anche la parola indie ha perso di significato. Con il genere che facciamo, contiamo più sul mercato estero in realtà.

“Binary” è appena uscito. Cosa potete raccontarci a proposito?

MF: BINARY è stato una scommessa. Abbiamo cominciato quest’album senza neanche pensare all’album ma al brano che avevamo davanti. Poi ci siamo resi conto che potevamo continuare anche con un secondo singolo e alla fine ci siamo ritrovati con gli otto pezzi che compongono l’album.

PM: In pratica è nato per caso. Dopo essere stati praticamente in stand by a tempo indeterminato, ho proposto a Mario la realizzazione di 1-2 brani nuovi per uno specifico evento. Da lì ci è tornato l’appetito e ci siamo allargati

Quale è la traccia che dovrei ascoltare di questo album e perché?

MF: L’album nella sua interezza. Perché dal mio punto di vista una singola traccia rende come un dettaglio di un quadro. Mentre di solito si parte dal quadro per arrivare al dettaglio, no?

PM: Difficile da dire in quanto si tratta di un album molto sfaccettato. Personalmente direi Death of A Hero, il nostro ultimo singolo, che è anche quello ad avere più connessioni con il nostro album precedente

Di quale messaggio o messaggi volete essere portatori con la vostra musica?

MF: Involontariamente, forse, che fare musica, oggi, non è mai stato così facile. Puoi creare e mantenere un progetto collaborando a 3000 chilometri di distanza, puoi fare a meno di hardware specializzato avendo quello che ti serve dentro la scatola che chiamiamo computer (o tablet, c’è gente che li usa per fare musica); la stessa scatola che dà accesso a così tante informazioni – false o vere che siano -, da poter manipolare la nostra personalità.

PM: Per quel che mi riguarda, nessun messaggio in particolare anche se i testi che preferisco scrivere hanno contenuto esistenziale

Per voi è più importante il talento o la tecnica?

MF: Ho sempre creduto che fosse una falsa dicotomia, poi col passare del tempo mi sono reso conto che effettivamente lo è. Entrambi sono fondamentali per esprimere quello che vuoi, metaforicamente, raccontare. Ecco, il talento è la capacità di raccontare una storia; la tecnica il dizionario che hai a disposizione.

PM: La tecnica se non è al servizio della creatività non serve a nulla. D’altra parte, a parte la voce noi programmiamo tutto

Che consiglio vi sentite di dare ad una band o ad un artista agli esordi?

MF: Lavorare sulla propria unicità.

PM: Per quanto possa essere inevitabile ed utile avere dei riferimenti da cui imparare, ognuno dovrebbe sinceramente cercare una strada originale per esprimere la propria unicità

Potete anticiparci qualcosa sui vostri prossimi progetti musicali?

MF: Ho appena cominciato a lavorare sul primo pezzo della prossima release.

PM: Beh, Binary è appena uscito quindi ci dedicheremo a promuoverlo. Però abbiamo già il materiale per i prossimi due album.