Chi siete? Descrivete brevemente il vostro progetto musicale….

Ciao noi siamo i das Es da Palermo, nati circa 10 anni fa dall’incontro di Davide (voce) e Mauro (basso), dall’idea di creare una band New Wave. Negli anni si sono succeduti tanti musicisti, sino alla formazione attualmente stabile, con Valerio Gambino (batteria), Salvo La Rosa (synth) e Leonardo Vetrano (Chitarra). Dall’idea iniziale, si è sviluppato il nostro sound, influenzato dai nostri ascolti e dalle precedenze esperienze musicali, miscelando così alla New Wave anche l’Alternative Rock.

Da quanto tempo suonate? Perché avete scelto l’alternative rock/new wave tra tanti generi musicali?

Singolarmente suoniamo da più di 25 anni, coinvolti in altre band. I das Es in questa formazione esistono da circa 5 anni, di cui due, purtroppo di stop a causa pandemia. Il sound del disco non è una scelta fatta a tavolino è quello che è nato in sessioni di prove e live. Ognuno porta con sé il proprio bagaglio personale e lo plasma insieme al resto del gruppo, per creare un brano, che non sia banale e soprattutto che sia “nostro”.

Che cosa consigliereste a voi stessi e a chi decide di provare a vivere di musica?

Noi non viviamo di musica, la musica è un esigenza, che ci permette di “vivere”. La difficile scelta di trovare “un lavoro” si è posta per noi, ormai molti anni fa, questo comunque non ha fatto venir meno la voglia di esprimerci attraverso la musica. Consigli, non ci sentiamo di darli, forse solo quello di non scoraggiarsi e di credere in quello che si fa.

Quale messaggio o messaggi volete trasmettere con la vostra musica?

Questo disco è nato da un esigenza espressiva, i testi dei brani parlano del“disaggio”visto da più aspetti, ma tutti hanno un senso di riscossa e di rivincita. Probabilmente è questo senso di “non mollare mai”, che intrinsecamente vogliamo trasmettere al pubblico.

Qualche aneddoto, episodio particolare che vorreste raccontarci?

Durante i live succedono sempre tantissime cose e per fortuna tante neanche li ricordiamo più il giorno dopo. Un aneddoto sicuramente che ha lasciato il “segno” è accaduto durante le registrazioni, quando per puro “caso” un componente del gruppo (non possiamo fare nomi) a fine sessione serale, andando in bagno apre un rubinetto da cui non fuoriusciva a acqua e che quindi non chiude, per una casualità poco fortuita di eventi, quella notte arrivò un getto d’acqua molto forte dall’acquedotto e dal rubinetto uscì acqua, sin tanto da allagare tutto lo studio, ci ritrovammo all’alba a dovere smontare tutto e riempire la piazza di fronte lo studio di strumenti e di moquette bagnata, per fortuna non ci furono conseguenze gravi e Francesco è troppo una brava persona per odiarci … forse….

A cosa vi ispirate per scrivere le canzoni e quali sono i riferimenti musicali?

Nei das Es confluiscono attitudini differenti ed influenze diverse, che vanno dai The Beatles a De Andrè. Un punto in comune è stato trovato sicuramente nella New Wave e nell’alternative rock, soprattutto italiano. Possiamo fare il nome di band come Joy Division, Interpol, Editors, Sonic Youth, Marlene Kuntz e Afterhours.

Potete presentare ai nostri lettori il vostro ep appena uscito?

“Viola” ha un comune tratto dark che lo caratterizza, i suoni di chitarra sono molto dilatati e fanno da contrappunto a basso e batterie che hanno ritmiche più serrate. Synth e voce giocano nel creare melodie che si intrecciano, volutamente la voce è immersa negli strumenti, per creare un unico suono. Il disco è cantato in italiano, perché esprimere certi concetti in inglese non è possibile e soprattutto volevamo una maggiore empatia con il pubblico che ci ascolta.

Quale delle canzoni dell’ep vi rappresenta di più?

Sicuramente siamo molto legati brano che ha dato il titolo al disco “Viola”. Ma credo che la canzone che più ci ha soddisfatti nella realizzazione sia “3 Steps”.

Oltre la musica che arti preferite?

Siamo ottimi bevitori e riusciamo ad organizzare grandiose grigliate.

Per concludere la nostra chiacchierata parlateci di come dovrebbe essere il vostro live perfetto…

In questi anni abbiamo affrontato tante situazioni diverse nei nostri concerti, quello che più ci appaga e rende il live avvincente è l’empatia con il pubblico, il luogo, l’orario non è così essenziale, se c’è un pubblico attento e partecipe.